Lino Di Vinci – Oltremare – Photo Gallery


CATEGORIA ARTISTICA

Installazioni

AUTORE

Lino Di Vinci

PHOTO GALLERY

“…Il blu è un colore che l’artista utilizza spesso nei suoi lavori, elemento di eternitĂ , di tempo immobile, e da questo contrasto irresistibile e insostenibile nasce la consapevolezza del supplizio della Shoah, delle persecuzioni subite dal popolo ebraico. Il mare qui riprodotto è però volutamente un mare solitario, senza vite umane che lo attraversano. …” (cit. L M)

Video-Installazione, 2014
Collaboratori: musica di Bruno Bregliano
Collaborazione tecnica video: Paolo Caredda
Documentazione fotografica: Luigi Arcangeli per studio LightBOX, 2014

Per info: redazione@grand-touritalia.comlino@linodivinci.com

Oltremare – Lino Di Vinci

“… perchĂ© questo repentino cambiamento dell’animo, perchĂ© questa riluttanza, questo rifiuto di voler comprendere: se esiste un destino, allora la libertĂ  non è possibile; se però la libertĂ  esiste, allora non esiste un destino, il che significa che noi stessi siamo il destino…” (cit. L M)

APPROFONDIMENTI

Nella suggestiva video-installazione di Lino Di Vinci, pittore e designer che predilige ricerche e studi sul concetto di luce, e per il quale, nei suoi lavori, è fondamentale l’armonia tra colore, gesto calligrafico e disegno, il visitatore viene sfidato ad entrare nel mondo del perpetuo blu, del respiro del mare. Il mare come metafora di libertĂ  e di illusione, sempre pronte a stimolare la fantasia dell’uomo, in contrapposizione al destino o fato della prigionia, in una persecuzione totale, infinita, senza limiti. Il blu è un colore che l’artista utilizza spesso nei suoi lavori, elemento di eternitĂ , di tempo immobile. E da questo contrasto irresistibile e insostenibile nasce consapevolezza del supplizio del Shoah, delle persecuzioni subite dal popolo ebraico. Il mare qui riprodotto è però volutamente un mare solitario, senza vite umane che lo attraversino. E appena sopra scorgiamo un cielo bianco, opaco, su cui si intravedono segni, scritte interrotte, abbozzi di figure, tracce di uomini che hanno vissuto la prigionia, riflesso delle loro angosce o dei loro pensieri malsani per il presentimento della loro fine. In fine, osservando attentamente la risacca dell’onda che ripetutamente sale, si rompe e si ritira, ci avviciniamo forse al sentimento del trascorrere del tempo, che non è mai uguale a se stesso nelle diverse condizioni di vita e di esperienze che ciascuno di noi può vivere. L’acqua, che è sorgente di vita e dispensatrice di gioie e di speranze, allora può trasformarsi in forza ceca del destino, tempesta e veicolo di morte. E allora solo così forse riusciamo a comprendere il pensiero di Imre KertĂ©sz nel suo “Essere senza destino” ( 1975 ); lucida e poetica testimonianza della sua esperienza nei lager nazisti, quanto afferma: ” perchĂ© questo repentino cambiamento dell’animo, perchĂ© questa riluttanza, questo rifiuto di voler comprendere: se esiste un destino, allora la libertĂ  non è possibile; se però la libertĂ  esiste, allora non esiste un destino, il che significa che noi stessi siamo il destino…”.

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