Maurizio Dusio – Sunt lacrimae rerum – Photo Gallery


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“… Eleganti tasselli bianchi e neri – richiamo degli intarsi marmorei della chiesa di San Miniato di Firenze – alternano l’austero scontro tra superbe: sullo sfondo di rigogliose palmette, grifi e leoni smaltati si ergono alteri. …” (cit. F S)

Installazione, 2014
Musiche di Olivier Messaien: “Quatour pour la fin du temps”
Documentazione fotografica: Luigi Arcangeli per studio LightBOX, 2014

Info: redazione@grand-touritalia.com

Sunt lacrimar rerum – Maurizio Dusio

“…Un’ombra vi si affaccia. È traccia di un’identità che è stata, ombra di un’assenza presenza, concreta nell’inconsistenza della presente, concreta dell’inconsistenza della sottile velatura. … recita Oscar Wild: non ombra del corpo, dunque, ma corpo dell’anima. …” (cit. F S)

APPROFONDIMENTI

Una luce calda rischiara la cella, illumina un pavimento di inaspettata ricchezza che ricopre parte del granitico suolo in un’ (in)naturale proseguito. Eleganti tasselli bianchi e neri – richiamo degli intarsi marmorei della chiesa di San Miniato di Firenze – alternano l’austero scontro tra superbe: sullo sfondo di rigogliose palmette, grifi e leoni smaltati si ergono alteri. Rieccheggia l’antico splendore di un futuro immaginato, atteso, anelato ogni notte che diviene giorno e ogni giorno che si fa notte, in un confondersi di ore, di tempi lontani, passati, mai assaporati.
Su una panca di pietra, quattro dadi da gioco abbandonati. In un angolo, riposto sul freddo suolo lapide, un dipinto riproduce la rinnovata pavimentazione. Un’ombra vi si affaccia. È traccia di un’identità che è stata, ombra di un’assenza presenza, concreta nell’inconsistenza della presente, concreta dell’inconsistenza della sottile velatura. Proiezione di esistenza, si distacca da ciò di cui è ombra e, pienamente assorbita nella realtà rappresentata, si realizza in una sostanzialità autonoma. ” What men call the shadow of the body of the soul” – recita Oscar Wild: non ombra del corpo, dunque, ma corpo dell’anima.
Nell’opera di Maurizio Dusio, l’ombra instaura una connessione profonda con l’anima, la quale non attiene a un unico corpo ma esiste solamente nella relazione tra i corpi. È Anima Mundi. In sé serba il ricordo, non personale, sbiadito nei labili contorni. Il ricordo, nell’estensione dell’anima, è contingenza di valenza universale che l’ima lega ad altri ricordi favorendo la ricostruzione di una memoria storica. L’anima consente, così, di recuperare il senso degli avvenimenti che fanno la storia stessa. Sunt lacrimar deum – suggerisce l’artista nel titolo dell’opera piange la storia, si versano lacrime sulle sciagure. La storia si impone con il suo peso schiacciante. Dusio rifugge dal rinnovare la drammaticità storica degli eventi. “La sola forma del ricordo applicabile alla storia”, afferma, ” è il riconoscere i meccanismi che possono condurre a degenerazioni devastanti”. Nella sua opera, in cui l’inaspettato apre alla dimensione poetica, il ricordo diviene presa di coscienza storica nel tentativo di salvare l’uomo da un immemore obbligo.

© Maurizio Dusio - Sunt lacrimar rerum

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