Roberto Merani

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BIOGRAFIA
Roberto Merani è artista visivo, docente presso l’Accademia di Belle Arti di Genova, disciplima Arti dello Spettacolo, e insegnante di Scuola Media.
Dal 1993 espone sue opere e lavori multimediali in mostre personali e collettive.

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“…il vento tratteneva il respiro per rovesciarlo poco dopo in un urlo disperato che si impadroniva della loro testa ed essi udirono un sibilo…” (cit. Un racconto di P T)

APPROFONDIMENTI

Procedura: scegliere un racconto, l’unico racconto possibile…

L’alba del terzo giorno era da poco spuntata quando le guardie tedesche abbandonarono il carro bestiame al suo destino. Gli ebrei restavano rannicchiati a terra: nessuno si alzò per guardarle mentre si inoltravano nella piana, muta e gelida.
Regnò un lungo silenzio, poi uno di loro si rizzò, chiuse la porta e si mise a suonare il violino: aveva un che di incorporeo nei gesti mentre dondolava impercettibilmente il busto e faceva scorrere l’archetto sulle corde, cavando note così struggenti che i tedeschi, raggiunti dall’eco di quella musica, indugiarono qualche istante in ascolto prima di salire sul cingolato. Quindi il rombo del motore coprì ogni suono e un’improvvisa raffica di vento disperse sulla neve il riverbero del sole che si era levato sopra la linea dei monti, aprendo un varco temporaneo nel velo immobile della nebbia. “Il vento”, mormorò il violinista, rallentando la corsa dell’archetto; anche gli altri si alzarono e attraverso le fessure del convoglio guardarono le fronde degli alberi che si flettevano, illuminati dai raggi del sole. Quegli alberi apparvero loro come creature viventi, destate da una lunga sonnolenza: le fronde, dondolando, producevano un mormorìo, un richiamo remoto che si rovesciò sul convoglio con l’impeto di una valanga: un altro tonfo sordo e il carro scomparve in un turbine di neve e di nebbia. Poi, come la risacca di un’onda, il vento ripiegò e tutto si placò in una funerea minaccia quieta. Trascorsero alcuni minuti, prima che sulla piana si abbattesse un’altra potente fiumana: la raffica investì il treno con una tale forza d’urto che sembrò sollevarlo sulle rotaie e il cielo si abbassò su quella stupita moltitudine di uomini. Accostarono le orecchie alle paratie e parve loro di udire voci che giungevano da lontano: come per un riflesso comune captarono nel deserto della burrasca un che di intrinseco; risposero allora a quelle voci con un solo verso, “Sia benedetto il nome dell’Eterno”, mentre il vento avvolgeva il convoglio, lo percuoteva da ogni lato, saliva dal basso, mulinando tra le fessure del pavimento come un’implorazione. A poco a poco il cielo si trasformò in un velo pesante e immobile e una nuova, più potente raffica scivolò sul ghiaccio: restarono immobili, tendendo l’orecchio a quel sibilo continuo che sembrava portare con sé un’eco lontano, a tratti interrotto da una calma improvvisa; il vento tratteneva il respiro per rovesciarlo poco dopo in un urlo disperato che si impadroniva della loro testa ed essi udirono un sibilo, poi una specie di mormorio, non quello del vento, ma quello delle centinaia di preghiere, di imprecazioni e di maledizioni che giungevano da Auschwitz, dove i reietti andavano nel fumo urlando il Kaddish.

CONTENUTI

Roberto Merani con Bruno Meneghelli – Out Of Memory – Photo Gallery

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Roberto Merani con Bruno Meneghelli – Out of Memory – Video

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Di maraviglia, credo, mi dipinsi…

(Dante Alighieri – Purgatorio, Canto II)