L’URGENZA DELLA TESTIMONIANZA

Palermo, 1992. Rosaria Costa, vedova dell’agente Vito Schifani, agente di scorta del giudice Giovanni Falcone e di sua moglie Francesca Morvillo, morti insieme ad altri due agenti nella strage di Capaci, il 23 maggio 1992.
Un consiglio che qualche volta do, e ciò che amo praticare, è conoscere un autore, un qualsiasi autore, di arti figurative, così come di cinema o di poesia, come di fotografia, solamente attraverso la visione e l’esperienza delle sue opere. Lasciando cioè che qualcosa del suo linguaggio mi arrivi in funzione della nostra capacità di essere predisposti, o ben disposti, verso il suo linguaggio. Mi documento solamente dopo, e il piacere di solito aumenta, nel verificare quanta corrispondenza o meno vi sia con ciò che la critica corrente ha stabilito rispetto a ciò che avevo visto o letto.
Il lavoro dei critici è necessario e basilare, ma ho sempre preferito cercarlo successivamente all’aver visto qualcosa. Perché la bellezza e l’emozione a mio parere prescindono dalla critica.
Ci sono o non ci sono. Se ci sono, una buona pagina critica può arricchirle, se non ci sono, si prende semplicemente atto che non si è in sintonia con qualcosa e qualcuno. Nessun dramma, semplicemente si cercano altre opere e altri autori.
Pertanto, e a maggior ragione per coerenza, non scriverò di Letizia Battaglia, fotografa, nonché fondatrice, a Palermo del Centro Internazionale di Fotografia.
Riguardo alle attività del Centro e alle aspettative che la Battaglia ha riposto per anni e con tanta tenacia, per la sua realizzazione, è utile la lettura di questo approfondimento che Artribune le ha dedicato.
Anzi tutto va vista la fotografia di Letizia Battaglia. E quest’anno ve ne è ampia occasione, perché a Brescia è presente in una sezione speciale del PHOTO Festival 2019, con la proiezione, il 4 di Settembre de “LA MIA BATTAGLIA”, un’intervista realizzata da Franco Maresco in occasione di una precedente retrospettiva a lei dedicata, quella tenutasi al MAXXI di Roma nel 2017; mentre Venezia fino al 18 di Agosto la ospita presso il prestigioso spazio espositivo CASA dei TREC OCI con una grande personale.
Poi, alcuni articoli la raccontano e la presentano con la dovuta attenzione, alla sua persona e al suo lungo lavoro. Scriverne anche noi sarebbe poco utile. Indicare questi materiali, al contrario, crediamo sia un gesto apprezzabile per tutti coloro che vogliono conoscere e approfondire la vita e la ricerca artistica di questa grande fotografa.
Segnaliamo anzi tutto l’intervista a firma di Antonio Politano, presente all’interno del portale Nikon School. Un dialogo con l’autrice attento e sincero, nell’affrontare aspetti anche complessi della vicende private e del percorso professionale e artistico della Battaglia.
Altrettanto bella e completa risulta essere l’intervista pubblicata di recente da Felice Splendorio per bon cultur.
Riproponiamo infine l’ottima scheda che ha realizzato il MAXXI di Roma in occasione della personale del 2017.
Solo una brevissima nota personale, mi sento di aggiungere.
Quaranta anni di lavori fotografici hanno reso Letizia Battaglia un punto di riferimento internazionale, nella fotografia, non solo di reportage.
E’ indubitabile che questo non sarebbe potuto avvenire senza ‘Palermo’, ovvero l’insieme di significati, storie, intrecci, cronache crude e drammatiche, che questa parola, ancorché questa città, rappresentano.
Palermo e Letizia Battaglia hanno un legame inscindibile, pur se i suoi lavori sono poi andati oltre.
Questo potrebbe sembrare per alcuni un limite, farla essere un autrice sì, ma di rilievo locale.
Al contrario, ogni storia che la Battaglia ha descritto attraverso la sua macchina fotografica, ha una sua forza straordinaria e universale, perché alcuni sentimenti, alcuni ambiti (l’infanzia, il femminile, l’oggettiva cruda ritualità dei segni della violenza) hanno parvenze e forme che sono universali, a prescindere dai luoghi, dalle lingue, dai tempi narrati.
Per questo nella Palermo narrata in tanti anni da Letizia Battaglia qualcosa diviene familiare a chiunque, ognuno vi trova un proprio piccolo prezioso frammento di vissuto personale. Una propria soluzione e consolazione, che la fotografia riesce poi a tradurre e liberare, come fosse una cura.
E questo, senza che lei minimamente lo ricercasse, ha contribuito a renderla una donna e una fotografa amata e, prima che un’artista, una testimone coraggiosa del suo tempo.
articolo di Luigi Arcangeli, con la collaborazione di Letizia Lucignano.
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